Campanula

Nikkormat FT2, ob. 50mm + tubo di prolunga

Devo scrivere qualcosa, per giustificare il nome del blog e per altri motivi che sarebbe troppo lungo spiegare e troppo corto tacere.

Prendi questa foto. Può piacere o non piacere. A me di solito le immagini di fiori non dicono nulla. Mi viene da pensare al fotografo. Ecco, prendi me che vedo questo fiore con la rugiada e decido di fissarlo sulla magica gelatina . Prendi me che m'accascio nell'erba rugiadosa (la rugiada non è mica soltanto sopra al fiore, questo s'intuisce) e mi bagno i pantaloni e i calzini. È l'alba di un giorno piuttosto caldo (che è l'alba s'intuisce perché c'è la rugiada e per la luce sul fiore: bassa; che è piuttosto caldo ve lo dico io che c'ero e ci dovete credere, prendere o lasciare).
M'accascio dunque e mentre osservo il fiore e scelgo inquadratura e ingrandimento, sento questo bagnaticcio caldo addosso e penso: "Come pisciarsi addosso, uguale", che io di solito non mi piscio addosso, però quand'ero piccolo mi portavano da un dentista col cranio rasato e gli occhiali che spropositavano gli occhi, un macellaio sadico assistito da una megera ottantenne, un fottuto bastardo che snobbava l'anestetico ma ti stordiva col fetore di mille sigarette ogni volta che apriva la cloaca per dire "Sta' fermo" o "Apri di più". Insomma questo laido essere mi faceva talmente male che qualche volta mi pisciavo addosso. Ecco perché so come si sta quando ci si piscia addosso.

Seduto dunque nella rugiada il fotografo perde ogni fascino, si contorce, sbuffa, svita un tubo, allenta una ghiera, traguarda, riguarda , finalmente SCATTA! E non c'è nessuna poesia in lui mentre si rialza, rimette a posto l'attrezzatura, guarda la campanula e ci piscia sopra. "Siamo pari", dice.